“Ognuno di noi è dipendente in qualche misura dagli altri, tutti noi abbiamo bisogno di approvazione, empatia, di conferme e ammirazione da parte degli altri, per sostenerci e per regolare la nostra autostima. La vera indipendenza non è né possibile né auspicabile. Ma la dipendenza affettiva può raggiungere una forma così estrema da diventare patologica.” Questo nuovo spettacolo nasce dal desiderio di mettere in scena una condizione a volte incontrollabile, con il potere di comandare tutta l’esistenza di un singolo individuo e, spesso, tutta una società: la dipendenza affettiva.
Quattro donne sulla scena e attorno un piccolo mondo, finto e irraggiungibile, un ampliamento di certe riviste patinate che trattano di vintage: un paradiso femminile a prima vista di tendenza, poi via via vistosamente in decadenza.

Loro, costrette a stare insieme, figurine anni 30,50,70, sfumature attaccate a un femminile in cerca di se stesso, disperatamente arrabattato nel confronto, nell’emancipazione, nel sentirsi immune dal bisogno di piacere, attrarre, sedurre, accogliere, curare. Le conseguenze di tutto sono distruttive al punto che la donna, scambiando l’amore per possesso e la relazione di coppia come l’unica possibilità di riscatto, s’illuda di poter sopraffare l’abbandono e rinuncia alla sua stessa vita in un atto di cannibalismo che, attraverso acidi succhi gastrici e divampante fuoco, annienta per sempre il dolore orticante causato da una insopportabile separazione. Il ritmo dello spettacolo, il quale può sembrare una tragedia, condurrà in realtà lo spettatore a sorridere dì queste donne che si affannano alla ricerca di uno spicchio d’amore e attraverso un patto d’intensa tenerezza imparerà a conoscerle e a riconoscere la follia insita in ognuno di noi.

Di Francesca Gerli – Con Virginia Zini, Livia Bonetti, Elisabetta Mossa e Federica Ombrato
Regia di Fadia Bassmaji – Scene Maria Paola Di Francesco
Con il sostegno di ATIR Teatro Ringhiera, Sesto Spazio, La Bottega
Produzione Compagnia Quinta Parete

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