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BIANCA COME I FINOCCHI IN INSALATA – Compagnia del Calzino

 

Sabato, 19 gennaio 2019 –  ore 21.00 – Teatro De Andrè, Casalgrande

Siamo molto orgogliosi che lo spettacolo della Compagnia del Calzino, selezionato al Torino Fringe Festival 2018, faccia parte della nostra stagione teatrale. A maggior ragione perchè Silvia Marchetti, regista, collabora con noi come insegnante e professionista teatrale.

Testo che strizza apertamente l’occhio a grandi autori non abbastanza conosciuti del teatro contemporaneo: da Cocteau a Ruccello, da Athayde a Bennett.

(Silvia Marchetti)

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BIANCA COME I FINOCCHI IN INSALATA

regia Silvia Marchetti
con Andrea Ramosi
Organizzazione e distribuzione Theatron 2.0
una produzione Compagnia del Calzino

SCHEDA ARTISTICA
Bianca non è più giovanissima. Non è bella. Non è ricca (subaffitta una stanza con uso cucina dall’odiosa e prepotente Signora Rizzotto). E probabilmente non è mai stata particolarmente amata o capita. Oggi però si sente amata dal Signor Direttore, il suo Antonino, Preside della scuola elementare in cui Bianca insegna. È grazie a lui che Bianca sta vivendo una seconda giovinezza fatta di entusiasmi, farfalle nello stomaco, rinnovata passione per l’insegnamento (“io sono un pilastro della società”). Tuttavia fin dalle primissime battute del testo si avverte che qualcosa non va, che qualcosa di morboso aleggia nell’animo di Bianca e cresce di ora in ora, alimentato dall’interminabile attesa dell’amante che tarda a raggiungerla o dalla mancanza di rispetto che la sua classe sembra riservarle. Il disagio aumenta e con esso un malessere fisico che Bianca cerca di negare a se stessa, e che contribuirà in maniera determinante al crollo nervoso che sopraffarà Bianca. Bianca come i finocchi in insalata, pensato inizialmente come monologo, è diventato a tutti gli effetti un dialogo di cui si sente solo una parte. Bianca parla continuamente con qualcuno che per lei c’è (anche se non è sempre chiaro se sia davvero presente o se si tratti di un interlocutore immaginario): parla con la sua amica Giuliana, con la Signora Rizzotto, con Tonino e la sua ostile famiglia, con i suoi allievi svogliati. La forza straordinaria di questo testo sta proprio nella solitudine di un dialogo a una voce, nella frustrazione e nel dolore dell’assenza di un riscontro, un confronto, una risposta. La vita di Bianca procede esattamente come i suoi dialoghi: lei annaspa sempre più nelle sue incertezze, affoga nella mancanza di risposte, sballottata tra sprazzi di lucida consapevolezza e totale negazione della realtà, tra deliri di onnipotenza e completo annichilimento, fino a non capire più neppure i segnali che il suo stesso corpo le invia. Si delinea un quadro tragicomico, esilarante e amarissimo, tratteggiato dalle innumerevoli, farneticanti sfaccettature del dolore, talmente varie da permettere a chiunque di riconoscersi in qualcuna di esse.

NOTE DI REGIA 
Spettacolo divertente, semplice, a tratti grottesco, ma profondamente tragico in quello che, con il sorriso sulle labbra, viene detto, vissuto, attraversato. Un testo che a tratti denuncia l’abuso perpetrato dalla società e, in maniera ancora più pressante e sadica, da noi stessi sulla nostra stessa natura, rappresentato da rinunce, compromessi, inappagamenti che siamo bravissimi a infliggerci. L’amato che non ci corrisponde, la coinquilina che non ci vede, gli allievi cui non riusciamo a trasmettere ciò che vorremmo non sono che manifestazioni delle mutilazioni cui ci sottoponiamo quotidianamente. Bianca è la contraddizione dell’essere umano: strampalata e banale, confusa e dispotica, sottomessa e intransigente, materna e spietata, donna e… Arrendevole nella vita, trova la sua apparente rivincita (destinata anch’essa al fallimento) nell’insegnamento, dove riesce a diventare finalmente sopraffattrice. Saltuariamente docile e insignificante, ma capace di covare odio e risentimento che la corrodono dall’interno, è sempre sull’orlo dello sdoppiamento di personalità.